19 mar 2011

La Campana

Immagine piedistallo 2 piccolo Quella mattina, percependo il prevalente sguardo di sdegno nei suoi confronti, il Generale Lanza passava in rassegna le proprie truppe sulla banchina, quando si sentì chiamare da un fante del 7° di linea che gli disse “Eccellenza, vedete quanti siamo? E fuggiamo via?” Lanza gli rispose “Zitto ubriacone!” e si affretto ad andare via percependo una atmosfera ostile nei suoi confronti.

Dall’8 Giugno al 19 Giugno, vennero di fatti evacuati da Palermo circa 20.000 soldati borbonici, equipaggiati di tutto, e lo stesso Generale con il suo stato maggiore, si imbarco l’ultimo giorno alla volta di Napoli, dove giunto, veniva arrestato per ordine del Re Francesco II e portato ad Ischia.

Il processo per tradimento, non verrà mai svolto, visto il precipitarsi degli eventi.

Eppure, era iniziato tutto quella mattina del 4 Aprile, con il suono della Campane della Gancia, e con l’insurrezione di 80 uomini barricati nel convento e guidata dal fontaniere Francesco Riso e sventata dal capo della polizia di Palermo, Salvatore Maniscalco, il quale informato il giorno prima da uno dei frati, Padre Michele da Sant'Antonino, aveva fatto appostare i militari borbonici del 6º Reggimento di linea nei pressi del convento.

Nel soffocare sul nascere l'insurrezione, si contarono 20 vittime, tra i rivoltosi, tra cui un frate. Francesco Riso, ferito, morì in ospedale.

Altri 13 uomini, Michelangelo Barone, Gaetano Calandra, Sebastiano Camarrone, Cono Cangeri, Andrea Coffaro, Domenico Cucinotta, Nicolò Di Lorenzo, Michele Fanaro, Giovanni Riso, Giuseppe Teresi, Liborio Vallone, Pietro Vassallo, Francesco Ventimiglia furono tratti in arresto, e nei giorni successivi vennero fucilati con esemplare sentenza ed oggi ricordati da un obelisco vagante nell’omonima piazza.

Il Tenente Generale Ferdinando Lanza, palermitano, alquanto obeso da non poter più salire sul suo cavallo, con una serie di inspiegabili errori e decisioni che destarono sospetti di tradimento ed il disprezzo delle proprie truppe e degli ufficiali che al suo cospetto spezzarono le sciabole, fu l’uomo attraverso il quale la storia si compì, scrivendo il destino della nostra città e fondamentalmente di una Nazione, l’ITALIA.

Sempre così, “gli Eroi che scrivono la storia” muoiono, chi godrà dei “frutti della storia” gli sopravviverà!

L’ITALIA era stata fatta da Palermo “Te capì caprun!!”

(“Time Magazine in The Week – La Voce di Epruno” – Editoriale VI puntata – II Stagione - 19/3/2011)